Ieri sera prima puntata di Servizio Pubblico. Direte: “forse
è un po’ presto per parlare, era solo la prima puntata”. Vero, non si fa.
Rischiamo di diventare come i signori assiepati al bar dello sport che
criticano la prima giornata di Campionato. C’è tempo, la stagione è ancora
lunga. Eppure qualche considerazione la si può già fare. Secca, senza giri di
parole. Una volta i giornalisti erano il veicolo tra le notizie e la gente. Erano
“gli operai” di un servizio importantissimo, pubblico e fondamentale per la
democrazia. Se qualcuno era fortunato, nelle redazioni si trovava qualche buon
maestro che glielo avrebbe ripetuto fino alla nausea. “Ragazzo devi consumare
le suole, tu non sei un cazzo. Le notizie, le notizie..contano”. In alcune
scuole di giornalismo lo insegnano, c’è scritto sui libri. Le cinque W, i fatti
separati dalle opinioni, la verifica delle fonti. In nessun libro, mai e poi
mai, ho letto che la notizia sono i giornalisti. E invece è proprio quello che
è successo ieri. Santoro sul palco mattatore di se stesso: parla con i defunti
(che lo guardano, anche se io preferisco pensare che ieri sera Biagi e
Montanelli abbiano avuto di meglio da fare), si definisce l’alfiere della
libertà d’informazione, mette su un circo autoreferenziale, gigioneggia con un
personaggio come Lavitola. Poi il sermone infinito di Travaglio: una volta
faceva ridere, ma qualcuno dovrebbe ricordagli che i tempi sono la cosa
fondamentale per chi vuole fare avanspettacolo. Totò lo sapeva benissimo, era
impeccabile in questo. E ancora qualche servizio, sparuto, incursioni nella
realtà senza spiegarla, sempre al servizio del giornalista, mai del
telespettatore. La dialettica prossima allo zero. Eppure non aveva cominciato
così Santoro. Proprio no, lo avrà dimenticato. Ma qualcuno ancora se lo
ricorda: erano i tempi di Samarcanda e de Il Rosso e il nero. E la televisione
italiana non sarebbe stata più la stessa. Perché? Semplice, andava in onda la
realtà. Parlavano le persone: la mafia (indimenticabile puntata di
Santoro-Costanzo, sul palco non c’era Lavitola ma il giudice Falcone). I
collegamenti con le fabbriche, gli operai cassintegrati che si avvicinano al
microfono, ma senza urlare, gli imprenditori che spiegavano i meccanismi alla
base del pizzo, Libero Grassi. E tangentopoli, e la fine del comunismo. Senza
troppa retorica, senza alzare i toni. Quei microfoni per la prima volta si
puntavano in faccia alle persone. Ieri no, ma non è più così da molto tempo, da
quando è diventata una questione personale, da quando il berlusconismo ha
cambiato irrimediabilmente la percezione della realtà. Un uomo solo al comando,
tutti gli altri intorno a contendergli lo scettro. E non importa se metà della
popolazione italiana (e sono ottimista) non sa che cos’è lo spread btp-bund, cosa sta succedendo all’economia mondiale, perché il 30 per
cento dei giovani in questo paese è senza lavoro e senza speranza. La casta è
più importante, e anche più facile da capire e da odiare. Ma anche voi
siete la casta. Siete un mondo impenetrabile, che cammina parallelo alla vita
reale. Perché se vi foste fermati a riflettere avreste capito che la libertà d’informazione
in Italia è intollerabilmente compromessa soprattutto da altri fattori. Dagli
oligopoli, dal non rispetto del lavoro dei precari (che sono gli ultimi rimasti
a fare notizie), dalla politicizzazione isterica di tutto il mondo
mass-mediale. E invece voi, i Santoro, i
Travaglio e compagnia bella, state asserragliati nel vostro bel fortino dorato,
dove anche le gru sono un feticcio, al pari del frigorifero utilizzato da
Renzi. Il mio “maestro” alla scuola di giornalismo una volta mi disse una cosa:
“beh..hai fatto un bel pezzo. Però ti sei specchiata”. “E che vuol dire
specchiata?” “Che hai pensato più a come scrivevi che a cosa scrivevi. Hai
peccato di narcisismo”. Come ieri, si sono specchiati. Il “come” è imponente,
bellissimo e accattivante. Il “cosa” irrilevante per i novelli narcisi della
libertà d’informazione. Per stasera parliamo della casta, con Della Valle,
Mieli e la Costamagna. Poi facciamo un bel sondaggio su facebook, così ci diamo
anche un po’ di autorevolezza e facciamo vedere quanto siamo bravi a usare i
social network. E le notizie? L’Italia? La crisi? Si fottano, come al solito.
Oggi la notizia è il ritorno di Santoro, lui è contemporaneamente la libertà d’informazione,
il giornalismo e la tv, uno e trino. Per le notizie c’è tutto il resto della
settimana. Sia chiaro, solo fino alla prossima puntata.
Orgoglioso di quello che dici. Sono con te in tutto quello che hai scritto.(lo so, nu balgo niente!)
RispondiElimina:-) Sei un amico! P.s. lo dobbiamo dire che ho citato il Pelle?
RispondiEliminaEh si...ma in quel caso dovremmo parafrasare anche qualche altra sua perla (ovviamente in napoletano) ;)
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