venerdì 4 novembre 2011

Santoro e i giornalisti che si "specchiano"

Ieri sera prima puntata di Servizio Pubblico. Direte: “forse è un po’ presto per parlare, era solo la prima puntata”. Vero, non si fa. Rischiamo di diventare come i signori assiepati al bar dello sport che criticano la prima giornata di Campionato. C’è tempo, la stagione è ancora lunga. Eppure qualche considerazione la si può già fare. Secca, senza giri di parole. Una volta i giornalisti erano il veicolo tra le notizie e la gente. Erano “gli operai” di un servizio importantissimo, pubblico e fondamentale per la democrazia. Se qualcuno era fortunato, nelle redazioni si trovava qualche buon maestro che glielo avrebbe ripetuto fino alla nausea. “Ragazzo devi consumare le suole, tu non sei un cazzo. Le notizie, le notizie..contano”. In alcune scuole di giornalismo lo insegnano, c’è scritto sui libri. Le cinque W, i fatti separati dalle opinioni, la verifica delle fonti. In nessun libro, mai e poi mai, ho letto che la notizia sono i giornalisti. E invece è proprio quello che è successo ieri. Santoro sul palco mattatore di se stesso: parla con i defunti (che lo guardano, anche se io preferisco pensare che ieri sera Biagi e Montanelli abbiano avuto di meglio da fare), si definisce l’alfiere della libertà d’informazione, mette su un circo autoreferenziale, gigioneggia con un personaggio come Lavitola. Poi il sermone infinito di Travaglio: una volta faceva ridere, ma qualcuno dovrebbe ricordagli che i tempi sono la cosa fondamentale per chi vuole fare avanspettacolo. Totò lo sapeva benissimo, era impeccabile in questo. E ancora qualche servizio, sparuto, incursioni nella realtà senza spiegarla, sempre al servizio del giornalista, mai del telespettatore. La dialettica prossima allo zero. Eppure non aveva cominciato così Santoro. Proprio no, lo avrà dimenticato. Ma qualcuno ancora se lo ricorda: erano i tempi di Samarcanda e de Il Rosso e il nero. E la televisione italiana non sarebbe stata più la stessa. Perché? Semplice, andava in onda la realtà. Parlavano le persone: la mafia (indimenticabile puntata di Santoro-Costanzo, sul palco non c’era Lavitola ma il giudice Falcone). I collegamenti con le fabbriche, gli operai cassintegrati che si avvicinano al microfono, ma senza urlare, gli imprenditori che spiegavano i meccanismi alla base del pizzo, Libero Grassi. E tangentopoli, e la fine del comunismo. Senza troppa retorica, senza alzare i toni. Quei microfoni per la prima volta si puntavano in faccia alle persone. Ieri no, ma non è più così da molto tempo, da quando è diventata una questione personale, da quando il berlusconismo ha cambiato irrimediabilmente la percezione della realtà. Un uomo solo al comando, tutti gli altri intorno a contendergli lo scettro. E non importa se metà della popolazione italiana (e sono ottimista) non sa che cos’è lo spread btp-bund, cosa sta succedendo all’economia mondiale, perché il 30 per cento dei giovani in questo paese è senza lavoro e senza speranza. La casta è più importante, e anche più facile da capire e da odiare. Ma anche voi siete la casta. Siete un mondo impenetrabile, che cammina parallelo alla vita reale. Perché se vi foste fermati a riflettere avreste capito che la libertà d’informazione in Italia è intollerabilmente compromessa soprattutto da altri fattori. Dagli oligopoli, dal non rispetto del lavoro dei precari (che sono gli ultimi rimasti a fare notizie), dalla politicizzazione isterica di tutto il mondo mass-mediale. E invece voi,  i Santoro, i Travaglio e compagnia bella, state asserragliati nel vostro bel fortino dorato, dove anche le gru sono un feticcio, al pari del frigorifero utilizzato da Renzi. Il mio “maestro” alla scuola di giornalismo una volta mi disse una cosa: “beh..hai fatto un bel pezzo. Però ti sei specchiata”. “E che vuol dire specchiata?” “Che hai pensato più a come scrivevi che a cosa scrivevi. Hai peccato di narcisismo”. Come ieri, si sono specchiati. Il “come” è imponente, bellissimo e accattivante. Il “cosa” irrilevante per i novelli narcisi della libertà d’informazione. Per stasera parliamo della casta, con Della Valle, Mieli e la Costamagna. Poi facciamo un bel sondaggio su facebook, così ci diamo anche un po’ di autorevolezza e facciamo vedere quanto siamo bravi a usare i social network. E le notizie? L’Italia? La crisi? Si fottano, come al solito. Oggi la notizia è il ritorno di Santoro, lui è contemporaneamente la libertà d’informazione, il giornalismo e la tv, uno e trino. Per le notizie c’è tutto il resto della settimana. Sia chiaro, solo fino alla prossima puntata.

3 commenti:

  1. Orgoglioso di quello che dici. Sono con te in tutto quello che hai scritto.(lo so, nu balgo niente!)

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  2. :-) Sei un amico! P.s. lo dobbiamo dire che ho citato il Pelle?

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  3. Eh si...ma in quel caso dovremmo parafrasare anche qualche altra sua perla (ovviamente in napoletano) ;)

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