sabato 18 giugno 2011

Se la direttora va via..

Ho aperto il blog da un po' di mesi, ma questo è il mio primo post. Ci pensavo da questo pomeriggio, in fondo sono una giornalista e se anche non lavoro per nessuno, mi piace scrivere, discutere, analizzare le cose, spaccare il capello, raccontare storie. E così stasera, dopo mesi e mesi di inattività, devo scrivere. Lo devo fare perché mi prudono le mani, un riflesso del mio cervello che non sta quieto. Proverò a farlo fuor di retorica, su una cosa che oggi mi ha lasciato davvero perplessa. E' ormai notizia certa che la direttrice dell'Unità, diva e donna, Concita De Gregorio, lascerà entro un mese la direzione del quotidiano fondato da Gramsci. E fin qui, tutto regolare. Capita che i direttori lascino o siano licenziati. Capita in tutti gli ambiti. Capita anche nelle migliori famiglie. Quello che proprio non capisco è la reazione di gran parte del popolo della sinistra. Non capisco i messaggi di solidarietà strappalacrime, non capisco chi grida al complotto ordito dai perfidi dirigenti del Pd, in primis D'Alema, che anche se non gode della mia massima stima, questa volta davvero mi sembra estraneo al fatto. Non capisco perchè dobbiamo sempre ornarci di finti profeti e di santini da incensare. Non capisco perchè ci facciamo influenzare tanto e imbambolare da persone e storie che in condizioni normali, in un paese normale, in un tempo giusto, sarebbero al loro posto senza tanti clamori. Poi ho capito perchè succede questo. Perché tanti non sanno come funziona, come vanno le cose realmente anche a sinistra, in quella dei salotti soprattutto. Io lo so, adesso lo so. Ma prima ero come loro. Prima di voler diventare giornalista, prima di aver fatto stage in redazioni di mezza Italia, prima di aver visto fabbricare i santini, prima di aver camminato per i corridoi dell'Unità. E allora proverò a spiegare io perché Concita De Gregorio va via, lascia la direzione e con tutta probabilità torna a Repubblica. E soprattutto perché non è un "santino". Tre anni fa alla guida dell'Unità, che allora tirava circa 60mila copie, c'era Antonio Padellaro, con Furio Colombo. Accanto a loro tutta una serie di ottimi giornalisti, come Enrico Fierro, Bruno Ugolini e tanti ragazzi, giovani preparati, precari soprattutto. I migliori di quel giornale, più di Travaglio e Oliviero Beha . Per carità, anche Padellaro and co non avevano gestito al massimo il quotidiano. Il direttore era spesso assente, i soldi mancavano, alcune realtà, come l'online erano assolutamente inadeguate. Ma questi sono problemi "veniali", in fondo questo manipolo di giornalisti aveva fatto rinascere l'Unità e l'aveva portata in pochi anni ad essere di nuovo uno dei quotidiani più importanti d'Italia. Ma ad un certo punto, dopo l'acquisto da parte di Soru della società editrice "Nuova iniziativa editoriale", che per i gravi problemi economci stava finendo addirittura nelle mani dei famigerati Angelucci, le cose comincino a cambiare. Veltroni annuncia a mezzo stampa (da segretario del Pd, principale partito di opposizione nel giugno 2008) che alla guida del quotidiano avrebbe visto bene una donna. La De Gregorio rilascia un'intervista dove si dice ben disposta ad accetare l'incarico. Peccato che il tutto sia avvenuto senza avvisare Padellaro e la redazione. Non starò qui a fare dietrologia. Per quella, lo ha già detto la direttora nel suo ultimo editoriale, c'è  dagospia. Ma un pò di fatti si possono snocciolare, giusto per fare chiarezza. Dall'arrivo della De Gregorio sono stati spesi molti milioni di euro per ideare la nuova veste editoriale dell'Unità (2,5 milioni solo a Toscani per una ridicola campagna di promozione) e il risultato è stato che si è passati dalle 60 mila copie di Padellaro alle 35 mila dell'ultima gestione. La De Gregorio, come molti direttori fanno anche in maniera legittima, ha portato con se una serie di collaboratori in redazione. Il problema è sorto quando ha emarginato parte dei giornalisti storici della testata e delle migliori firme per far posto ai suoi nomi, senza preoccuparsi delle gerarchie, del merito e dell'anzianità. Morale della favola: una gestione nepotistica del giornale ha portato in brevissimo tempo all'addio o all'epurazione sommaira di nomi come Travaglio, Fierro, Beha, e poi nel tempo di Lidia Ravera e tanti altri pezzi da 90. Tutti confluiti al Fatto Quotidiano, che in questo momento tira tre volte l'Unità. Dettagli. Poi Soru si dimette, Veltroni fallisce con lui e i soldi all'Unità non arrivano più. Non interessa più al suo editore. Quaranta giornalisti vengono buttati fuori da un giorno all'altro. Tra loro ci sono i migliori, quelli che vi dicevo pima, i giovani più talentuosi, più impegnati. Una vertenza durissima che vede la De Gregorio assolutamente immobile. Non un dito per loro. Di molti non sa nemmeno il nome, forse nemmeno legge gli articoli che quotidianamente pubblicano sul suo giornale per 20 euro lorde a pezzo (pagate a 90 giorni forse, ma più realisticamente a 120). E' per loro che in questo momento, più di ogni altra cosa, un dettaglio proprio non mi va giù: nel suo ultimo editoriale la De Gregorio, con sprezzo della vergogna, scrive "abbiamo attraversato lo stato di crisi aziendale rispettando con coscienza i patti che avevamo firmato, abbiamo combattuto le rendite di posizione, abbiamo messo in sicurezza i precari di antica gestione, non ne abbiamo creati di nuovi, abbiamo sostituito le maternità, abbiamo osservato con rigore la legge". Questo no, direttora, non lo posso sopportare, grida vendetta. Non avete rispettato la legge, non avete normalizzato i precari, non li avete messi in sicurezza, come si fa con le case terremotate. Li avete costretti ad andare via o a sottostare al ricatto della collaborazione. Mentre lei diventava un santino, mentre andava a tutte le manifestazioni e in tutte le tv a parlare di precari, di giovani e di lavoro. Non si possono fare queste cose quando la gente è in cassa integrazione a rotazione, quando uno per poter continuare a scrivere deve fare anche il cameriere e non arriva a fine mese, quando il giornale perde pezzi, dimenticandosi davvero di fare inchieste, di occuparsi del sociale e di lavoro. Il giornale di Gramsci è diventato in tre anni l'ombra di un free press. Mi hanno insegnato che quando la nave affonda, l'ultimo a lasciarla è il suo comandante. Ma oggi funziona diversamente: il comandante va via su uno yacht, parlando di come sconfiggerà le avversità e i nemici del popolo su un'altra nave. E va bene anche questo. Solo avrei gradito un pò di dignità in più. Per rispetto di quelli che affronteranno il naufragio da soli, senza nemmeno l'aiuto di un santino da incensare.

96 commenti:

  1. ''quando il giornale perde pezzi, dimenticandosi davvero di fare inchieste, di occuparsi del sociale e di lavoro. Il giornale di Gramsci è diventato in tre anni l'ombra di un free press''.
    La penso esattamente come te. E, da lettore, mi chiedo perché mai avrei dovuto comprare o semplicemente leggere quell'Unità. L'euro speso in edicola mi dava più l'impressione di un patetico contributo nostalgico. Alla memoria di Gramsci, s'intende.

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  2. Sono d'accordo su tutto, tranne che sulla parte riguardante Travaglio: si sapeva che non sarebbe restato, per dare priorità al suo nuovo progetto editoriale, Il Fatto. Ma non credo proprio che sia stato "epurato".
    Per il resto, io stesso sono un giornalista "collaboratore" costretto a fare il cameriere per guadagnare qualcosa.

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  3. Ok ma... Perché su wikipedia alla voce L'Unità si dice che la tiratura media dichiarata nel 2007 (gestione Padellaro, ultimo anno completo) era 51000 (non 60000) e nel 2010 (gestione de Gregorio, ultimo anno completo) era 52000 (non 30000)?

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  4. quindi è stata cacciata perché i giornalisti storici non andavano d'accordo con lei?

    quindi è stata cacciata perché non ha realizzato il nuovo miracolo italiano di trasformare un organo di partito in perdita da trent'anni in un giornale di massa?

    quindi non c'entra nulla l'editto di D'alema di qualche settimana addietro in direzione nazionale?

    Non c'entra nulla che il direttore nuovo (si dice, chissà) sia un sodale del capo della ditta?

    No, perché a leggere questo post, uno si aspetterebbe che domani chiamassero a dirigere l'unità, Giulio Anselmi o , che ne so, Vittorio Feltri (perché no?).

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  5. @Giuseppe io mi sono riferita agli utlimi dati che avevo in possesso sulle tirature del quotidiano. Alcuni dati non vengono resi noti. In via non ufficiale, l'Unità adesso, quando va bene è sulle 40mila copie (dati che devono tener conto di un sacco di fattori, comprese le copie gratuite distribuite alla Cgil e ad altri enti). Assolutamente non 52mila. E comunque molte meno di quelle che tirava Padellaro fino all'agosto 2008.
    @sonostorie: Forse non era molto chiaro il senso del mio post. E allora chiedo venia e cerco di spiegarmi meglio: la De Gregorio non è stata cacciata. Da un comunicato congiunto editore-direttore è abbastanza chiaro che si sia proceduto di comune accordo. Io non ho parlato di questo. Ma del fatto che a sinistra si alimentino falsi miti, e che a volte questi falsi miti, pur non essendolo, alimentino a loro volta questo modo di pensare con operazioni del tutto demagogiche. E' stata "cacciata" (se così piace a te) perchè il contratto era scaduto. La situazione economica e di vendite del giornale è drammatica. Lei non aveva alcun incentivo a rimanere in una situazione di questo tipo e torna a Repubblica. In più il suo sponsor principale (Veltroni) non è più capo del partito e l'editore (Soru) ha smesso da molto tempo di foraggiare il giornale. Claudio Sardo è un bravo giornalista, non un sodale del capo solo perchè ha scritto un libro intervista a Bersani. Non è mia abitudite sputare sentenze su fatti che non conosco. Mi esprimerò su di lui con altrettanta durezza se il suo operato lo richiederà.Poi su Giulio Anselmi perchè no..è stato un grandissimo direttore. L'ho conosciuto di persona, nulla da dire.

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  6. Sì, po' e perché.

    Valeria, la situazione di vendita di tutti i quotidiani italiani è drammatica. Non puoi misurare in copie vendute, siamo nel 2011: mi piacerebbe sapere i dati di traffico della versione online, che prima di De Gregorio praticamente non esisteva. I problemi di impiego nell'editoria sono comuni a tutte le testate, e ogni cambio di direzione comporta un cambio di firme. È così che funziona. Non capisco davvero quale sia il problema: per me l'Unità degli ultimi tre anni ha fatto un grandissimo salto in alto, ha acquistato un carattere proprio che prima non aveva - parlo degli ultimi anni, ovviamente, non di quando era organo di partito - e ora è fra i migliori quotidiani italiani.

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  7. http://accademia-inaffidabili.blogspot.com/2011/06/concita-de-gregorio-lascia-la-direzione.html

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  8. Il problema si pone quando vengono dette cose non vere. Se la direttora nell'editoriale dice di aver rispettato le regole, di aver stabilizzato i precari e di non averne creati di nuovi, facendo intendere al lettore che lei è stata una direttrice esemplare, da qui "santino della sinistra" epurato dai poteri forti (???), per amore della verità io devo dirti che non è così. Lo so benissimo, lo so per certo perchè c'ero. Il giudizio sull'Unità è personale. Se a te piaceva come quotidiano, nulla da eccepire. Per me con la direzione De Gregorio ha smesso di fare inchieste, di parlare seriamente dei problemi del lavoro e del sociali. Tutto qui. I giornali sono in crisi? Non mi pare che il Fatto sia in crisi (ha assorbito tutti i lettori delusi dell'Unità). I dati sul sito puoi reperirli facilmente su internet. Fuori dai primi 10 più seguiti in Italia. I problemi di lavoro nell'editoria ci sono ovunque. Vero. Il precariato riguarda il 70% di tutte le redazioni. Vero. E allora dobbiamo tollerarlo? Dobbiamo tollerarlo all'Unità? Dove la sua ex direttora si è battuta in prima linea (quella dei salotti di tutti i principali programmi televisivi, s'intende)contro "questa vergogna"? Salvo poi dire in redazione "che i precari storici dell'Unità non devono avanzare alcuna pretesa"? Mi dispiace, ma il problema c'è.

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  9. il mondo del lavoro funziona così. non credo neppure ci sia da stupirsi, caso mai deve destare stupore il fatto che non stupisca. in un paese come l'italia, paese in cui si scende in piazza (a volte, ma è un mio personalissimo parere, per nulla) tocca a chi fa parte di microcosmi (come l'unità, come la repubblica che peraltro - e detto per inciso - è tutt'altro che quel colosso dell'informazione che si possa credere, e come tanti altri microcosmi) cambiare le cose. concita non va bene? calci nel sedere. a me fa piacere che lei metta a disposizione di noi profani una parte di vita vissuta all'interno di una redazione, ma mi permetta la cruda sfacciataggine: così sembra tanto una coltellata alla schiena, ha avuto modo (o almeno voglia) di sputare in faccia questa aberrante verità alla direttora? no, non è una critica, è solo una curiosità, forse illegittima, ma pur sempre una curiosità. il concetto di fondo resta immutato: basta scendere in piazza, ogni microcosmo si può cambiare dall'interno, compatti e uniti. i calci nel sedere (ovviamente non nel senso letterale) hanno sempre dato ottimi risultati. molto di più di un post in cui, qualcuno, si toglie dei sassolini dalla scarpa. in ogni caso, e con stima, auguri di cuore per il suo futuro.

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  10. Quando sono stati cacciati Padellaro e Colombo, io, giovane lettore de L'Unità, capii che da lì a poco tempo il giornale avrebbe perso credibilità e copie. Di fatto con la campagna pubblicitaria alla Toscani e il taglio drastico del formato, tutto quello che avevo pensato si è avverato.
    Grave errore è stato commesso e chi paga per questo errore sono sempre i giovani. Chissà come si sentirà Gramsci!

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  11. Sig.ra Calicchio,
    non entro nel merito dell'articolo che, tra l'altro, ha una sua dignità espositiva; vorrei invece segnalarle la svista del pò invece che po'.
    Scusi la pedanteria di una vecchia insegnante, ma la sua professione richiede un uso corretto anche dei simboli grafici troncamento/elisione. Continuerò a seguirla con simpatia.
    Maria Sardella

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  12. "Ho aperto il blog da un pò di mesi." Basterebbe leggere l'errore grammaticale nella prima frase di questo post contro la De Gregorio per farsi un'idea della "giornalista" che lo scrive.

    Una che trucca i dati di vendita, e nei commenti a chi glielo fa notare dice "i dati esatti non li ho, ma comunque l'Unità di Padellaro vendeva di più".

    Una che, sempre a proposito dell'ex direttore, dice che essere assenti, non far profitto e trascurare l'online erano in fondo problemi "venali". E a parte il giudizio di merito sul tema (fate il vostro mestiere per la carta o per il valore di quello che ci imprimete sopra?), forse la mancanza di soldi non ha permesso di comprare una vocale.

    Una così non mi stupisce che scriva: "La De Gregorio, come molti direttori fanno anche in maniera legittima, ha portato con se una serie di collaboratori in redazione. Il problema è sorto quando ha emarginato parte dei giornalisti storici della testata e delle migliori firme per far posto ai suoi nomi, senza preoccuparsi delle gerarchie, del merito e dell'anzianità."

    Rileggete l'ordine: gerarchia, merito, anzianità. Il solito metro italiano per cui la bravura si misurerebbe in anni di servizio.

    L'Unità con la De Gregorio ha perso Travaglio e gli altri de il Fatto? Vero, e sarebbe anche una cosa di cui esserle grata se non fosse che la decisione di andar via era precedente.

    Il merito di Concita è però proprio nell'aver scardinato le gerarchie esistenti e introdotto giornalisti del calibro di Francesco Costa e opinionisti come Marco Simoni.

    Scusate se è (un po'?) poco.

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  13. Io ringrazio tutti per avermi fatto notare gli errori grammaticali..Davvero, senza ironia. Mi scuso..ho scritto in piena notte in preda alla concitazione del momento. Accetto anche le critiche (dure). Non importa, va bene tutto. Io volevo solo raccontare da un punto di vista diverso una storia. @Davide "una così" non ha offeso nessuno. Non capisco perchè debba farlo tu. Ma vanno bene anche le offese. Solo una cosa: i dati non li ho truccati. Quando si lavora in redazione circolano i dati reali delle vendite, ma non vengono resi pubblici quasi mai da nessuna testata. Altrimenti i dati in Italia (di tutti i quotidiani) sarebbero molto più drammatici di quelli che ci vengono raccontati.
    Il fatto è che l'Unità ha perso molte (moltissime copie) con il cambio di direzione. La De Gregorio ha scardinato le gerarchie per imporne altre anche più dure. Senza considerare il merito, te lo assicuro. Comunque grazie per il tuo contributo. Quantomeno mi è servito per correggere gli errori grammaticali. Ah..mi fa piacere se grazie ad un solo post ti sei fatto un'idea ben precisa di me. Vuol dire che almeno in questo sono stata brava. Con simpatia

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  14. @Digito ergo sum: la penso come te. Le coltellate nella schiena servono a poco. Questa era una presa di posizione pubblica. Nel privato (e rispondo alla tua curiosità assolutamente legittima) con un manipolo di altri colleghi precari, mesi fa abbiamo fondato "Errori di stampa", il coordinamento dei giornalisti precari romani, che su questo tema (quello del trattamento dei collaboratori) ha scritto diverse lettere all'Unità, senza avere mai risposta. Lavoro tutti i giorni nella rete dei ragazzi di "Non più", quelli scesi in piazza il 9 aprile per sensibilizzare l'opinione pubblica sul precariato. Cerco nel mio piccolo di fare rete. Abbiamo incontrato Natale e Siddi (federazione Nazionale della Stampa) e stiamo cercando proporre iniziative di lotta comuni con tutti i comitati di giornalisti precari e disoccupati d'Italia (sono molti, attivi in tutte le regioni). Ci credo. Non volevo togliermi nessun sassolino dalla scarpa. Io all'Unità ero una semplice stagista (ultimissima ruota del carro). Non ambisco a nulla, voglio solo, nel mio piccolo, cominciare a smuovere le coscienze. Ecco tutto.

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  15. Cara Valeria, dar fuoco ai santini in un paese non laico come il nostro e' sempre un rischio, ma va onorato chi lo fa, rischiando da precario tutti i giorni, e rischiando due volte anche nel dire quello che pensa. Non entro nel merito dei tuoi argomenti, piu' che verosimili e comunque interessanti, dico solo che l'Italia e' ormai divisa in due: chi vive in un sistema di certezze (e ha in genere un lavoro fisso, e non sa cosa voglia dire navigare a vista tutta la vita e mantenere il coraggio di prendere posizione) rafforzando il proprio universo con i santini, e chi, non avendone alcuna, vede e discute di quanti punti di vista si trovino dietro a ogni certezza.
    Sono felice di far parte degli incerti, sul piano professionale ed esistenziale (oddio qui la "d" eufonica va o non va? accorruomo, che' l'ho scritta bene perché ho controllato su wikipedia...);forse è perché non abbiamo "nulla da perdere" che manteniamo la liberta' intellettuale. Un privilegio non da poco. M.Costanza

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  16. cara valeria....attenta! rischi il linciaggio! ..vedrai.. ti daranno del revisionista del provocatore della fascista...ma consolati..sarai in compagnia dello spirito della Fallaci che spero veglierà su di te.

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  17. :-) Non importa..se è il prezzo da pagare per dire la propria va bene così..:-)

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  18. @Valeria: non mi son fatto un'idea di te, ma della tua attività di giornalista. D'altronde, vuoi negare che un professionista si dovrebbe valutare da quello che scrive, e da come lo scrive? Da questo punto di vista il post è eclatante: l'anzianità conta più della grammatica, probabilmente. E no, non ci sto a cadere nel gioco del liquidare delle (dure, certamente) critiche con un "sono insulti". L'insulto, semmai, è nello scrivere quelle cose nei confronti della "direttora", con la vigliaccheria del sapere che ormai non lo è più. L'insulto è nei confronti del buonsenso e di quel merito di cui eloquentemente parli stringendo il termine fra i due, pesantissimi, gerarchia e anzianità.
    L'insulto è nei confronti della ragione, quando dici che i dati reali di vendita sarebbero più drammatici di quelli diffusi. Anche se fosse vero, ed è tutto da dimostrare (fact checking, si chiama, altra qualità giornalistica in via d'estinzione), come mai i numeri di Padellaro che presenti sono addirittura superiori a quelli ufficiali? Si schernivano, preferendo non dire che tutto andava splendidamente? Strano, perché a me risulta che senza l'intervendo di Soru il giornale sarebbe fallito. E, in quanto ai dati, considera che all'epoca c'erano ancora i DS, con le sezioni abbonate d'ufficio, e che fra i meriti della De Gregorio c'è anche un bel pacchetto di e-lettori che, ad oggi, vuol dire soldi e pubblicità.
    L'insulto, infine, è nei confronti della deontologia professionale. Buona creaza giornalistica sul web (quella cosa lì che trascurare è "venale") vorrebbe che l'eventuale correzione in corsa di un post o di un articolo sia segnalata nell'articolo stesso: due righe di ringraziamento in alto, uno strikethrough sull'errore e la correzione a fianco, in corsivo.
    Per essere intellettualmente liberi bisogna essere prima intellettualmente onesti.


    PS: Non sono un giornalista ma capisco il precariato, avendo strappato il mio primo contratto non precario, dopo anni, solo da qualche mese. Però so per certo di "precari" capaci che son stati portati all'Unità proprio dalla De Gregorio, potendo esprimere le proprie capacità giornalistiche sia sul quotidiano cartaceo che sul web. Fra questi precari che sanno fare il loro mestiere e le star del giornalismo manettaro alla Travaglio, io non ho dubbi su chi scegliere, e proprio dal mio riconoscere questo grande merito a Concita parte questa mia (veemente, lo ammetto) difesa. Se per te gente così, giovane e competente, è "gerarchia senza merito", ci credo che lo credi, e son certo che ne sei sinceramente convinta. A volte può esser difficile accettare che altri passino avanti perché, semplicemente, più bravi.

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  19. ...su su potete fare meglio!....secondo me è pure invidiosa!!...beh la concita era alta bionda e strafica...si sa che le donne sono fatte così ! ;)....eccertò che sti precari so strani.....quando parlano male del governo o di Berlusconi c' hanno sempre ragione da vendere....altrimenti sono proprio inattendibili!! tze tze

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  20. Ascolta Davide, io non mi nascondo e ti rispondo pacatamente. Non ho scritto "vigliaccamente" ora alla De Gregorio sapendo che non è più direttora. La mia attività nel coordinamento dei precari mi ha portato altre volte a discutere di queste cose con i diretti interessati e a scriverne su un sito. Questo mio post era un punto di vista personale su tutta la vicenda e sull'editoriale scritto dalla De Gregorio che conteneva almeno un paio di cose non vere. Per farti un'idea sull'attività professionale di una persona non basta un solo post, ti chiedo: dammi tempo, magari in futuro ti ricrederai, leggerai altre cose scritte da me e forse non saranno così terribili. All'epoca non c'erano più i Ds, ma già il Pd (onestà intellettuale) e sui dati di vendita penso di averti risposto già prima. Soru ha salvato l'Unità, per poi scaricarla una volta perse le elezioni Regionali contro Catenacci. Il più grande responsabile del disastro attuale in cui versa il giornale è proprio lui. Conosci la situazione dell'Unità e sai di giovani bravissimi portati dalla De Gregorio che ancora sono in redazione? Sul serio? Allora decisamente abbiamo fonti diverse. Ora tocca capire quale sia quella più attendibile. Per il resto mi spiace che tu pensi che io abbia scritto questo post perché "non accetto che altri più bravi mi siano passati avanti". Forse non sono chiare delle cose. Cerco di fugarle: io all'Unità ero una semplice stagista con nessuna velleità di assunzione o collaborazione. Ho scritto in difesa dei tanti amici che ho trovato in quella redazione, i giovani bravissimi finiti per strada (mi pare che nel post l'ho scritto, no?). E' vigliacco colpire una persona su cose di questo tipo. Far passare l'idea che io abbia scritto questo articolo perche invidiosa e rancorosa. No, questo no. Io ho sempre avuto il sogno di poter fare questo mestiere. Ma tutti i giorni mi scontro con i miei limiti e le difficoltà di un mondo molto complesso. Ho aperto il blog per scrivere lo stesso, anche se nella vita reale faccio tutt'altro per tirare avanti. Non ho scritto questo post perché dei colleghi mi sono passati avanti. Avanti a che? A una stagista? Una che lavora gratis per imparare? Non scherziamo, all'epoca non ero nemmeno professionista. La tua è un'argomentazione un po’ debole e anche di cattivo gusto. Scusami, ma non ti puoi permettere di dire queste cose, visto che non conosci la mia storia. Anche questa è onestà intellettuale.
    P.s. anche il tuo post ha qualche errore grammaticale, che facciamo? Lo mettiamo all'indice?

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  21. [OT ma necessaria] c'è una densità incredibile di maestrini con la penna rossa tra i commentatori...

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  22. Grazie di dire le cose come stanno.

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  23. Valeria, ti rispondo solo su alcune cose, ma mi sento di ripetere solo quello che ho detto prima, confutando le tue confutazioni.
    Ha senso "ragionare" così?

    -Il PD nasce ufficialmente il 14 ottobre 2007 e partecipa alle sue prime elezioni a febbraio dell'anno successivo. L'Unità viene acquistata da Soru a Maggio 2008. In quei pochi mesi i circoli DS non erano ancora stati sciolti: la parte organizzativa sul territorio, con relativo primo vero tesseramento di partito, avverrà solo alla fine dell'anno (tanto che la prima tessera fu fatta valere anche per il 2009). Gli abbonamenti ai giornali, invece, mi risulta che siano annuali.

    -Sull'idea che mi son fatto: mi spiace, ovvio che potrai scrivere anche cose interessantissime. Ma al di là degli errori, mettere la parola merito fra "anzianità" e "gerarchie" a me fa paura, ed è purtroppo un'idea molto diffusa nel nostro paese. Tralasciando le storture che in molti ambienti ci sono e i diritti che vanno garantiti a tutti i lavoratori (ma qui non c'entra il datore di lavoro, è la legge a dover essere cambiata, e L'Unità ha dato voce a chi studia come cambiarla), il merito si afferma dimostrando di valere più degli altri, non chiedendo diritti in virtù di un mese in più o in meno passato in azienda. Quella battuta (infelice, lo ammetto e me ne scuso) prendila in questo senso: è l'atteggiamento di base di molti comitati (penso a quello della scuola) a non essere sano, a partire da un presupposto di merito - l'anzianità) che merito non è. La mia reazione (veemente) nasce da questo punto.

    -Ai numeri "non ufficiali" vorrei anche credere, ma non ho uno straccio di prova, anzi, ho solo una contraddizione evidente (quelli non ufficiali di Padellaro sono maggiori di quelli ufficiali, possibile che fosse così modesto da nascondere le copie vendute?). Possibile che questi dati "non ufficiali" siano dati di parte, come la gara al milione di persone in piazza di ogni manifestazione sindacale e di partito? Se partiamo dalle affermazioni "di parte" ne ho anch'io alcune, vicine alla segreteria del PD, che parlano chiaramente di mossa politica, tanto che chi la andrà a sostituire sarà con ogni probabilità il "biografo" di Bersani. Ma finché rimangono voci, e non ho le prove, non le uso come argomentazioni.

    -Vero, non lo nego, che l'Unità sia in difficoltà, ma i numeri dicono che la situazione è migliore di quella di anni fa, meno critica di altri quotidiani (è quella che in percentuale ha perso meno lettori), e con in più il web che prima non esisteva. E firme capaci che son state invitate a scrivere e collaborare. Ragazzi che magari non sono rimasti tutti, ma non perché "cacciati", semplicemente in quanto un professionista può fare altre scelte. E che, nonostante siano andati via, sul cambio di direttore scrivono cose come questa e non post rancorosi: http://www.francescocosta.net/2011/06/19/lunita-prima-lunita-dopo/

    P.S.: Probabilissimo che il mio commento (non post) abbia errori. Non sono un giornalista e non aspiro ad esserlo, anche se qualche volta mi è capitato di dover scrivere degli articoli come "esperto" di rete (che poi esperto non sono). Faccio felicemente un altro lavoro, e oggi ho sacrificato le pause caffè per scriver qui.

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  24. Al di là della forma, vale la sostanza.
    1. Devo dare atto a Valeria Calicchio, che ha vissuto una esperienza dall'interno, di averci dato la sua versione dei fatti. Ed è fondamentale sentire diverse campane per farsi una opinione.
    2. Penso che lo abbia fatto in assoluta onestà perché non ha rapporti di dipendenza/lavoro con l'Unità. Ed anche con ingenuità, ma torna a suo merito, perché domani potrebbe re-incontrare sulla sua strada la De Gregorio.
    3. Il cambio di staff è una vecchia regola non scritta di tutti i Capi: quando arrivano si circondano di uomini/donne loro, perché li conoscono e perché si fidano. Poi, se sono davvero in gamba, valorizzano anche l'esistente.
    4. Ogni attività umana ha un risvolto economico. Così anche un giornale. Non è corretto né civile sfruttare i Precari, ma come contenere le perdite? Come sopravvivere? Oggi non saprei rispondere!

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  25. E io ti ringrazio moltissimo di aver sacrificato il tuo tempo per scrivere sul mio blog (non sono ironica, lo penso sul serio). Mi piace il dibattito, confrontarmi con gli altri, capire tutti i punti di vista. E capire anche se sbaglio. E tu con le tue “puntigliosità” mi hai dato modo di farlo. La prossima volta cercherò di essere più precisa sui dati. Ma il senso del mio post davvero era un altro. La mia veemenza, sgorgata alle due di notte, viene da una riflessione precisa. Che sia chiaro, io sono una persona di sinistra (lo dico perché in altri blog sono stata pesantemente attaccata e insultata con gli epiteti di “fascista, maschilista, invidiosa, fiancheggiatrice di Berlusconi”). E il senso è questa: a sinistra spesso si cercano e si creano modelli ideali, che nel tempo diventano “santini” inattaccabili, portatori del verbo, guide carismatiche. Io volevo solo smontare questa costruzione. Che sia la De Gregorio o altri, fanno parte di un sistema a volte ingiusto, che penalizza i più deboli (nel mondo dell’informazione purtroppo è frequentissimo). Tu mi fai l’esempio di Costa. Ed è bellissimo che lui abbia trovato altre strade. Non per tutti è stato possibile. Potrei raccontarti altre storie. Di come è stata trattata un’altra giornalista che si è sentita dire dalla De Gregorio “i precari all’Unità non esistono, e se esistono non devono avanzare pretese”. E altre cose molto poco edificanti. Che sono i motivi per i quali ho scritto il mio rabbiosissimo post. Non per invidia. Non per rancore. Per amore della verità, della giustizia e del merito. Il merito su tutto, sminuito tra le parole “gerarchie” e “anzianità”. Vero. Anche per me viene prima di tutto. In quella frase volevo dire che lei, portando i suoi nomi e imponendoli (senza tener conto del merito) ha influito negativamente su alcune dinamiche della redazione. Nessuno è immune. Non ci sono santini. Non ce li costruiamo. In questo momento il vento davvero sta cambiando e i movimenti nati dal basso, quelli nati nella rete soprattutto, ce lo insegnano. Smontiamo quello che ha fatto male alla sinistra in tutti questi anni. E costruiamo qualcosa di pulito e nuovo, che non ha bisogno di falsi miti.

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  26. ahiahiahi! Povera Unità e povero Gramsci! ricordo quando la leggevo da ragazzo e mi piaceva, non come ora che censura i comunisti perché organo del PD!

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  27. Anch'io son contento della discussione, Valeria, e son contentissimo di sentirti dire quello che hai appena detto sul merito. Il mio scatto veemente parte tutto da lì. Non sapevo degli insulti "fascista" che avevi preso altrove e non li condivido... al massimo per quel che hai scritto ti avrei dato della vetero-comunista :p
    Scherzi a parte, il punto è che, temo, in redazione non tutti la pensano come te sulla questione del merito.
    Altrove ho letto, da giornalisti de L'Unità, che sarebero stati favoriti alcuni nuovi, "avulsi alla storia del giornale, anzichè assegnare legittimamente quei contratti seguendo il bacino dei precari storici del giornale".
    Poiché alcuni di questi nuovi ho piacere a leggerli, e li reputo meritevoli, e sulla base dell'averli scelti reputo buono (almeno per il lettore) il lavoro fatto da Concita, mi chiedo se avrei avuto lo stesso piacere nel leggere altri scelti solo per diritto di anzianità.
    Ma è una questione che prescinde il caso in questione, questa, ed è una colpa grave del sindacato italiano (e della gerontocrazia di questo paese più in generale). Difendere l'anzianità e non il merito, indipendentemente dal fatto che un nuovo potrebbe essere più bravo. Gli anni di esperienza vanno fatti fruttare utilizzando le proprie competenze e dimostrando quello che si vale in più. Non sono medaglie al valore. E purtroppo in un'azienda privata, quale è un giornale, è la dirigenza a valutare chi reputa meritevole e chi no. E questa stessa dirigenza ne fa le spese, in un quotidiano, se la linea editoriale non coglie i gusti del pubblico. Il punto qui è: è il pubblico o il partito a non apprezzare la linea di Concita?

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  28. Non una parola su L'Unità di noi e di quanto ci è accaduto, malgrado abbiamo scritto più volte alla De Gregorio.

    www.licenziatidallacgil.blogspot.com

    Siamo perfettamente d'accordo con l'articolo di Valeria Calicchio. Il problema non è la "cacciata" o meno della De Gregorio, il problema sono i falsi miti. Non si può predicare bene quando il marcio è a casa degli altri e tacere o nascondere quando il marcio è in casa propria.

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  29. Grazie, leggo le tue considerazioni e vedo strutturato un pensiero scomposto che ho cercato di esprimere qui e la ... Molto molto interessante tutto quello che scrivi.

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  30. @comitatosicilianolicenziatidallacgil Ragazzi per quel che vale, vi esprimo la mia solidarietà. Conosco un pò la vostra situazione (Nel comitato "Il nostro tempo è adesso" ci sono molti "atipici" Cgil). Se volete possiamo sentirci e trovare altri canali per far uscire la vostra storia. Non mollate!
    @Elio:Pensiero scomposto mi piace:-)

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  31. Noto con dispiacere che in 11 anni non è cambiato niente.
    ognuno porta sotto la propria pelle i segni di gestioni aziendali "liberali". Un saluto.

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  32. già con il titolo sono tornata indietro, sui libri di scuola..la direttora, tanto femminismo...ahimè scomparso! Condivido, ho difeso Concita grazie a lei abbiamo iniziato delle battaglie ma è vero, mentre il giornale vendeva meno e i giornalisti venivano licenziati lei stava nei salotti romani. Mi sembra di vedere un classico del nostro tempo, si parla di partiti-leader ( tutti incentrati sulla figura del singolo), mi chiedo, sta succedendo anche per i giornali?

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  33. un'opinione seria, finalmente, grazie! continuerò a seguire questo blog

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  34. Che figura di emme...(parte 1 di 3)
    Cara Valeria, leggendo questo blog, m'è venuta voglia di aggiungere il mio punto di vista e qualche piccolo particolare legato alla mia vicenda professionale con l'Unità. Per due anni, da aprile 2007 fine gennaio 2009, infatti, assieme a Sergio Staino ho coordinato il settimanale di satira Emme. Ho visto passare due direttori: Padellaro e la De Gregorio.
    Tutti e due hanno dovuto lottare per cercare di fare in modo che l'immagine del pd (perdente) non si sovrapponesse a quella del giornale, ma lo hanno fatto in modo diverso.
    Padellaro doveva combattere avendo a disposizione poche risorse, dal punto di vista economico, ma ha giocato la sua partita tenendo assieme i pezzi migliori, come ad esempio Travaglio o Staino, che pur avendo visioni diverse convivevano sullo stesso giornale. Il prezzo di questa polifonia ritengo che Padellaro lo abbia pagato sacrificando un po' della sua immagine pubblica, evitando di avere ambizioni da primadonna, lavorando molto dietro le quinte. Il giornale perdeva un po' di copie, è vero, ma non si trattava di grandi numeri e poi si sono anche inventati “emme”, il supplemento di satira che faceva incassare 1 euro in più ogni lunedì. Emme nasceva anche per questo, per dare ossigeno alle casse del giornale. Motivo per cui tutta l'operazione, durata quasi due anni, doveva essere ed è stata low cost. I patti erano chiari, ci siamo stati. E molte volte abbiamo anche fatto notizia su altri giornali o tv (chi non ricorda le polemiche sulla vignetta di Biani, dove il ragazzo autore della folle strage in Finladia punta una pistola contro Brunetta? O le polemiche dopo la pagina sulla morte della mamma di Berlusconi? O le copertina sull'aborto con il feto di Casini ? O quelle su Fini e La Russa in versione sadomaso...) Insomma, Emme si difendeva, usciva fuori dal giornale, creava pruriti all'interno del partito. Poi Padellaro fu fatto fuori con grande delicatezza, e lo apprendemmo da un'intervista che Concita rilasciò sul mensile “Prima Comunicazione”. Per la serie: viva la mamma. Quindi succede che arriva Soru, Padellaro (l'uomo non supportato da nessuno) va via, Concita (la donna sostenuta da Veltroni) arriva e con lei la promessa di rafforzare tutto il giornale. Soldi, soldi, soldi, tanti soldi... Pensiamo che qualcosa migliorerà anche per noi di Emme. Si spende qualche milione di euro per rinnovare tutto, dalla grafica realizzata da uno dei migliori studi spagnoli alla campagna della minigonna di Oliviero Toscani. Col senno del poi direi che l'Unità si è dimezzata, in termini di centimetri quadrati, dopo poche settimane dall'arrivo di Concita e infine si è quasi dimezzata, in termini di lettori, nel momento in cui Concita lascia la direzione. Nel frattempo, Padellaro, che non ha acquistato i superpoteri, ma è rimasto tale e quale a com'era quando dirigeva l'Unità, ha fatto nascere “il Fatto Quotidiano” assieme a buona parte del gruppo di lavoro che ha abbandonato il giornale fondato da Gramsci. Risultato, con molti meno soldi di quelli che ha a disposizione Concita, mette assieme più del doppio dei lettori della “direttora”. Qualcuno penserà che questo dato da solo non dice niente, che forse anche Concita se avesse diretto il Fatto, avrebbe gli stessi lettori. Sì è vero, quando la direttora farà una cosa del genere sarò contento di cambiare opinione. Al momento, l'unico paragone possibile è quello del periodo a l'Unità. I due hanno dovuto lottare avendo a disposizione poche risorse (Padellaro) o molte (la De Gregorio) ma la seconda, nonostante questo vantaggio, ha perso molte più copie. Da un punto di vista manageriale non lo definirei un successo. Mi rimane il dubbio di come sarebbe oggi l'Unità se Padellaro e il suo gruppo di lavoro avessero avuto le mani libere sul giornale, senza sentire la “responsabilità” o il fiato sul collo del partito. Questo dubbio me lo tengo. Vado invece alla parte che mi riguarda. (segue...)

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  35. Che figura di emme (parte 2 di 3)
    La redazione di Emme, composta da me e dai grafici/autori Leonardo Vaccaro e Valeria Fici, a Palermo sin dall'inizio dell'avventura, si trovò presto a fare i conti col nuovo ordine della proprietà e della direzione. L'Unità d'un tratto sembrava fosse diventato più rassicurante, nelle prime settimane abbondavano i pipponi della direttora su quanto è essenziale essere mamma. In tv finalmente compariva il volto del direttore de l'Unità, finalmente “grazioso”, rassicurante, polemico senza esagerare, condito da argomentazioni tanto profonde da apparire ovvie (o era il contrario?). In tv Concita ha cominciato a viaggiare, e più viaggiava, più pareva che il giornale perdesse copie. Evidentemente qualcosa non “appattava”, non coincideva, fra l'immagine del direttore e quella del giornale, a tutto danno di quest'ultimo. E fin qua eravamo solo testimoni, da un osservatorio privilegiato, ma solo testimoni. A ottobre del 2008 decidemmo di spostare la redazione di emme da da Palermo a Roma, a casa di Francesca Fornario che si era resa disponibile ad ospitare la banda per qualche settimana. Il progetto infatti era quello di affittare un ufficio, dato che il progetto di dismissione del settimanale, annunciato da Padellaro, era stato smentito (in buona fede, pare) dalla direttora. A un certo punto ci accorgemmo che fra la direttora e Francesca Fornario, collaboratrice di “emme”, erano scattate quelle che Goethe chiamerebbe le “affinità elettive”. Gli ultimi tre mesi li passammo lì, in un clima sempre più teso, con qualche riunione farsa nella redazione-madre, dove le buone maniere di Concita incontravano quelle della Fornario, frattanto promossa a redattrice di emme. Leonardo Vaccaro ebbe la fortuna di mollare senza ingoiare gli ultimi due mesi di veleno (ci tengo a sottolineare che l'esperienza nel suo complesso è stata più che positiva e che Staino è un formidabile direttore, ce ne fossero di più). Al suo posto arrivarono Filippo Ricca e Kanjano che mollò dopo qualche settimana per dedicarsi ad altro. Faccio questi nomi perché, da testimoni diretti quale sono stato io, possono confermare o smentire. Cosa successe? Che lavorammo al restyling del giornale che diventava di 8 pagine anziché 16, e che andava gratis all'interno del giornale. D'un tratto eravamo diventati un costo, il giornale di Concita la dava “gratis” la nostra satira e per quanto fosse low-cost dopo pochi numeri emme scomparve. Nel frattempo, io ero stato di fatto scalzato, il ruolo della donna cresceva (stranamente non quello di Valeria Fici, spesso dimenticata anche quando si facevano i nomi delle poche donne che facevano satira in Emme, ma disgraziatamente per lei, non amava le borse firmate e i salotti “bbene”), noi della redazione venivamo cassati perchè le nostre finte pubblicità che pigliavano per il culo la minigonna di Toscani non potevano stare accanto alle pubblicità degli orologi di marca ospitate dal quotidiano. Pazienza. Qualcuno si pigliava meriti non suoi. Pazienza. Il giornale intanto chiudeva. Pazienza Avevamo almeno il diritto di dire che la cosa non ci faceva per nulla piacere. Ma non lo fecimo. E basta con la pazienza. Si diceva che Concita aveva fatto il possibile, che il mercato è questo, che bisognava accettarlo. E queste cose le diceva in primis la Fornario, tanto che l'ultima battaglia si consumò finendo per datare l'ultimo numero nel 2059. Eravamo ancora lì, nella fantasia di qualcuno, a fare un giornale, 50 anni dopo. Perché protestare? In fondo, ci ripetevano che non eravamo mai stati scomodi a nessuno, che linee tipografiche erano cambiate e quindi adesso stampare l'allegato costava molto di più. Sembrava che avessimo perso tutti. Poi ci accorgemmo che, morto Emme, sull'Unita cominciavano a spuntare le mezze pagine con i discutibili disegni di Francesca assieme alle splendide vignette di Marco Tonus ridotte a francobollini. I criteri di qualità secondo noi erano andati a farsi fottere. (segue...)

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  36. Che figura di emme (parte 3 di 3)
    Noi della ormai ex-redazione e i più assidui collaboratori di questa piccola avventura, me compreso, non trovammo spazio neanche per scrivere una breve. Di colpo diventammo inutili e inspiegabilmente ostili. A qualcun altro andò meglio, anzi la chiusura di emme stranamente convenne e diventò una firma de l'Unità, andando ad occupare in pagina lo spazio lasciato vuoto da Travaglio. Anche a noi (ma non a tutti, secondo la teoria del mezzo biscotto) fu offerta la possibilità di dar vita alla sezione online che fu poi “Virus”, dalla primavera del 2009. Io rifiutai da subito questo compromesso al ribasso, qualcuno mandava qualche vignetta di tanto in tanto, il risultato era sotto gli occhi di tutti, e non mi sembra di avere mai visto qualche materiale che creasse “scandalo” oppure semplici polemiche oppure semplicemente che valicasse quelle pagine web. Insomma, fu un successone.
    E poi, ci sono quelli che si chiedono come mai l'Unità continui a perdere copie. Il merito va a tutte/i queste/i signore/i. Potrei essere invidioso di questa gente? No, ma mi fa rabbia pensare che sia stato azzerato il lavoro di molte persone (quante ne servono per fare un giornale di satira) che lavoravano senza ansia da prime donne per poi far posto a qualcuno che a conti fatti, ha bevuto il succo ricavato dalla spremitura altrui. Il tutto con la massima cortesia e gentilezza, senza un protesta, perché la dignità del lavoro non vale se non frequenti i salotti giusti. Bush lo chiamerebbe “bavaglio preventivo”.
    Adesso il mercato porge la sua delicata manina anche a loro. Il parallelo fra le esperienze di Padellaro e di Concita a l'Unità fa pensare a quello delle elezioni per la città e la provincia di Roma. Zingaretti vince, Rutelli perde. Eppure il partito è lo stesso, (gl)i (e)lettori sono gli stessi, ma i risultati sono profondamente diversi. In un quadro del genere non credo sia da pazzi concludere che una responsabilità ce l'abbia anche la direttora, che con le sue scelte non ha interpretato le istanze di cambiamento del paese.
    Nessuno va difeso a tutti i costi e questo l'ha imparato anche Saviano quando ha difeso Riotta dopo che avevano deciso di rimuoverlo dall'incarico di direttore del Sole 24Ore.
    E adesso premiatela pure, se volete, anche se mi chiedo ancora cosa ha fatto di buono durante la sua direzione. Dato che sono un po' stupido e ignorante da solo non ci arrivo, ma un giorno forse capirò.
    Non mi piace parlare di questi fatti, e per questo la vicenda della chiusura di emme rimane per me quasi un tabù, ma per altri quest'impresa è solo un dettaglio insignificante, una medaglietta da appuntare al petto.
    Stavolta vorrei attaccarla questa io medaglietta al petto della onoratissima direttora.
    Tutto qui. Con affetto.
    Gianpiero Caldarella

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  37. Opinione da lettore (per quanto valga).
    Di "emme" non conoscevo neanche l'esistenza.
    Virus, invece, lo apprezzo e lo seguo, regalandomi un sorriso online nelle pause di lavoro.

    Però mi rendo conto che sono un lettore atipico, lo ammetto. Io un giornale con Travaglio non lo comprerei mai, invece i toni manettari sembrano avere un certo appeal su quelli che, pur avendo dimenticato le più banali regole del vivere civile, credono di essere ancora "di sinistra".

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  38. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  39. Caro Davide,
    personalmente penso che da qualche anno a questa parte si sia abusato della parola "sinistra" e (non è il tuo caso, sottolineo) spesso ci si autodefinisce di sinistra con la stessa leggerezza con cui sento la gente definirsi "artista". Sono i comportamenti che parlano per noi, non i nostri pipponi (e qui sì, è il mio caso). Sono le storie personali che parlano. Le capacità professionali sono un'altra cosa. La statura morale un'altra. Io parlo di ciò che conosco. Di Travaglio non posso dire nulla se non quanto già si sa. Non credo sia questo il punto. A questo punto vorrei farti un regalo, 68 numeri da 16 pagine in pdf, da questo link:
    http://www.scomunicazione.it/m/archivio.html
    buona serata
    gianpiero

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  40. Ti ringrazio per il link, mi hai regalato (molti) sorrisi.

    Quanto a Travaglio e l'atteggiamento manettaro, forse non mi sono spiegato: il punto è che per me gente come lui non è di sinistra, e tra l'altro lo ammette lui stesso. Il tintinnare di manette e i forconi contro l'orco di turno senza aspettare i diversi gradi di giudizio non sono un atteggiamento di sinistra, ma della peggiore destra forcaiola. E sono contento, a Milano, di essere governato da una persona sinceramente garantista come Pisapia.

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  41. Giampiero ti ringrazio moltissimo per aver postato il tuo contributo sul blog. Ho sempre letto la vostra rubrica e quando è scomparsa ovviamente non ho gradito affatto. Solo stasera, grazie al tuo racconto, mi sono fatta un’idea più precisa di quello che è successo. All’epoca dei fatti avevo finito il mio stage. E non avevo avuto notizie precise sulla vostra vicenda. Posso solo aggiungere che si tratta di una storia avvilente. Che come al solito non si poteva, o doveva raccontare.

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  42. Grazie per questo post Valeria, davvero.

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  43. http://giuliasciannella.blogspot.com/2011/06/guai-far-cadere-la-santa.html

    Mi sono permessa di riprendere alcuni passaggi del tuo post, se non va bene ovviamente li cancello. Ciao!

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  44. Certo che puoi! Ci mancherebbe altro! Grazie a te.

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  45. Valeria, un ottimo articolo, chiaro ed esaustivo. Grazie per avermi chiarito le idee.

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  46. Visto da fuori, da lettore :
    - i toni, la linea e i temi proposti dalla De Gregorio erano quelli che chiedevo. "Il Fatto" è altra cosa, l'Unità non ha virato in quel senso, meno male (in ogni caso c'è spazio per tutti).
    - niente santino Concita martire (farà il suo lavoro, la seguirò da un'altra parte) ma è un brutto segnale (la solita miopia ammazzanuovo spocchiosa e autolesionista di D'Alema & Co).

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  47. Gentile Dottoressa Calicchio,
    spero voglia rispondere a qualche mia domanda.

    1) In che giorno ha iniziato il rapporto di lavoro con l'Unità Concita De Gregorio?
    2) Quando ha scritto, lei dottoressa Calicchio, il primo articolo della collaborazione con l'Unità?
    3) Quando ha terminato il suo rapporto con il giornale in questione?
    4) Durante la sua collaborazione con il giornale, sono stati mandati via collaboratori con più anzianità di lei?
    5) Ha fatto sentire la sua voce forte e chiara in difesa dei suoi colleghi che avevano maturato qualche diritto in più?

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  48. Preg.mo Bacillo Rosso,
    dal momento che la discussione è pubblica, sarebbe lecito sapere a che titolo pone queste domande? Anche perchè i rilievi apportati alla vicenda credo stiano assumendo una forma spontaneamente corale.
    Chiarito quest'aspetto, credo che Valeria Calicchio possa decidere se risponderle o meno con la massima serenità. Pretendere che ciò avvenga avvenga prima, con il ritmo inquisitorio che ha dato alle sue domande, potrebbe rivelarsi imprudente, se non addirittura un gesto da presuntuosi.
    Naturalmente mi scuso con Valeria per essermi intromesso.
    Buona serata
    gianpiero caldarella

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  49. "Dal momento che la discussione è pubblica, sarebbe lecito sapere a che titolo pone queste domande?"
    Curiosità. Il mondo è piccolo e la gente parla.

    "con il ritmo inquisitorio che ha dato alle sue domande"
    Perbacco, non le sembra di esagerare?

    "potrebbe rivelarsi imprudente"
    Per chi domanda o per chi risponde?

    "se non addirittura un gesto da presuntuosi."
    Questa non l'ho capita. Mi spiace.

    Comunque il blog è un luogo aperto e chi lo tiene si espone per forza di cose anche a domande "inopportune". Come dice giustamente lei, Calicchio è e sarà libera di rispondere. Anche se non ricevessi risposta camperei comunque tranquillo.

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  50. Un sentito ringraziamento a Valeria Calicchio per aver resa pubblica la sua testimonianza sulla precedente direzione dell'Unità. Ti stimo molto. In bocca al lupo per il futuro!

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  51. E questo perchè ad alcuni l' antiberlusconismo obnubila il cervello. D' altronde era prevedibile il crollo editoriale, un foglietto che si atteggia di sinistra solo perchè fa la guerra a Berlusconi mentre appoggia ogni campagna propagandistico/militare statunitense merita solo la pattumiera.

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  52. Caro Bacilla Rosso, la tranquillità piace a tutti.
    Saprà meglio di me che esistono anche coloro che fondano la propria tranquillità sul dolore che riversano sugli altri. Lei non farà certamente parte di quest'ultima categoria, la sua è semplice curiosità, però i giochini logici da piccolo mi divertivano e pertanto rilancio.
    1) "Il mondo è piccolo e la gente parla." Lei però non mi sembra che faccia parte di questo mondo, visto che non ha detto solo una parola rispetto alla sua posizione di osservatore.
    2) "Perbacco, non le sembra di esagerare?" No, direi di no, dal momento che, come credo lei sappia, da buon giornalista, le regole per una buona intervista sono altre. La credibilità non se la deve meritare solo l'intervistato, ma anche l'intervistatore. Le risulta?
    3-4) imprudente "Per chi domanda o per chi risponde?". Ma come? Da lei non me lo sarei aspettato, ma è naturale che si stia parlando di chi risponde. Adesso glie lo spiego meglio. Con queste sue richieste di precisazione, lei rivela (e ne ha tutto il diritto) di essere particolarmente interessato alla vicenda, tanto da rischiare che qualche stronzo come me le chiedesse "a che titolo" fa queste domande. Lei è stato imprudente perchè oltre a confermare implicitamente la vicinanza ai fatti che si raccontano, ha dimostrato anche la necessità di non potersi qualificare, se non che come un normale "blogger", ma facendo questo si è rivelato appena un po' "presuntuoso" perchè ha sottovalutato l'utenza di questo blog, e si è dovuto scoprire più di quanto immaginava.
    Sulla libertà della Culicchia di risponderle o meno, sono d'accordo con Lei. Può stare tranquilla, quindi, un punto di contatto c'è stato. Da lì, volendo, si può ripartire. Ma anche no.
    Spero comunque che Lei possa soddisfare tutte le sue curiosità.
    Con permesso, tolgo il disturbo
    gianpiero caldarella

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  53. Valeria, scusa se invado ancora questo spazio ma è l'unico contatto che ho con Gianpiero.
    Volevo comunicargli che ho letto un po' di Emme, ma mi ha stancato. Probabilmente la satira fuori dall'attualità non funziona, o forse sono assuefatto alle moderne battute virali e non riesco ad apprezzare più i Vincino e Co, che a mio avviso han fatto il loro tempo.
    Ci ho provato.

    PS: per far capire i miei gusti, il miglior vignettista sulla piazza, per me, al momento è Makkox

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  54. Mi dispiace dirlo sig. Caldarella,nel suo lungo intervento ha indovinato molto poco. E dato che le piace fare l'investigatore posso dirle che ci sono anche altri modi per avere quelle risposte. Ma a me non interessano in modo particolare e avrei preferito una risposta dalla diretta interessata e non da un nick che ha le stesse identiche caratteristiche del mio.
    Non fidandomi mai di ciò che mi dicono cerco sempre di sincerarmi della veridicità della notizia,anche se non sono un giornalista.
    Comunque il mio nick è al maschile.
    E, ultima cosa, di solito mi scopro di notte quando ho caldo.

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  55. @ Bacillo rosso: le tue domande sono leggermente perentorie. Ma non ho alcun problema a rispondere. Per altro, alcune risposte erano contenute già in alcuni miei commenti. Ad ogni modo io non sono mai stata collaboratrice dell'Unità. Io ero una stagista, una di quelli che lavorano gratis per imparare.
    1)Ho cominciato il 3 novembre del 2008.
    2)Non ricordo quando è uscito il mio primo articolo firmato, credo due o tre giorni dopo.
    3)Ho finito il mio stage il 30 gennaio 2009. Dopo ho fatto l'esame per diventare professionista.
    4)Quando ero al giornale ho visto alcuni colleghi andare via, non nella mia redazione, che era quella della Cronaca di Roma (ora è chiusa).
    5)Se ho fatto sentire la mia voce? Credo di si, come ho già detto insieme ad un gruppo di colleghi precari e disoccupati abbiamo dato vita ad un coordinamento che si chiama "Errori di Stampa". Abbiamo partecipato alla manifestazione del 9 aprile con i ragazzi de "Il nostro tempo è adesso". Abbiamo portato le istanze dei precari in Federazione Nazionale della Stampa, al cospetto di Franco Siddi e Roberto Natale. Abbiamo scritto a tutte le redazioni romane per avere un chiarimento sui precari impiegati, per cominciare a scrivere una sorta di libro bianco e raccogliere storie. Tutti i giorni cerco di far sentire la mia voce. Per questo ho aperto il blog. Il mio volto lo puoi vedere su Youtube. Un'intervista durante la manifestazione del 9 aprile. Io ci metto la faccia tutti i giorni nel precariato. Non è una bella sensazione. Tutti i giorni ascolto storie di colleghi disperati, frustrati e allo stremo. E penso a quanto sia importante denunciare quello che succede. Spero di essere stata esaustiva.

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  56. Perfetto, era quello che volevo sentirmi dire. a dispetto delle maliziose interpretazioni del sig. Caldarella

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  57. @ Davide: la tua reazione era prevedibile, sia per la ragioni che hai detto (il fuoritempo) sia perchè messa così questa "rassegna" ha solo una funzione di archivio e non può il web sostituire l'impatto della carta per un prodotto pensato per stare su carta. Al contario penso che Vincino & co abbiano ancora tanto da dire, assieme ad altri. Makkok poi lo apprezzo moltissimo e se oggi dirigessi un giornale cercherei di coinvolgerlo subito. Non capisco come tanti blasonati quotidiani e periodici non se ne accorgano.
    @ bacillo: non ho intenzione di distrarla ancora dal suo vero lavoro. Controlli, controlli pure la veridicità delle notizie nelle pause caffe. Anche a me dispiace comunicarle che il molto poco che mi ha dato modo di capire (e non di indovinare) è sempre più del niente che avrebbe voluto. Furbacchiona! Dimenticavo una raccomandazione: faccia attenzione a non scoprirsi. Nel caso anche una maglia di lana può servire.
    Si riguardi.
    @ valeria: scusa per questi miei ultimi interventi pressocchè inutili, ma che confermano come attorno all'infallibile direttora si respiri sempre la stessa bella aria: trasparenza e stile a palate.
    gianpiero caldarella

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  58. Furbacchiona!
    Stia attento, corre il rischio di prendersela con la persona sbagliata. Masculo sugno! Non so più come farglielo intendere.
    P.S. Non ho più pause caffè, non lavoro.

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  59. "ma che confermano come attorno all'infallibile direttora si respiri sempre la stessa bella aria: trasparenza e stile a palate."
    Sig. Caldarella, è talmente convinto delle sue intuizioni che sta prendendo una cantonata colossale. Nemmeno la sfiora il pensiero che io possa essere "contro" la De Gregorio o possa essere qualcuno che vuol solo capire meglio dalle parole della diretta interessata. Con i suoi interventi corre il rischio di mettersi sullo stesso piano di coloro che vorrebbe attaccare.

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  60. @ Bacillo: quando mi sbaglio non riesco a vederla totalmente nera. Significa che ho avuto la possibilità di imparare qualcosa. Però quando mi sbaglio mi sento anche in dovere di riparare e chiedere scusa ( e non perché lei sia pro o contro Concita, o perché lo sia io, se ho scritto su queste blog è perché le santificazioni inutili proprio non le sopporto). Pertanto la prego di accettare le mie scuse, con la speranza di essermi veramente sbagliato.
    Ps: “masculu sugnU” si scrive con la “u”, o quantomeno, così dice il siciliano
    A presto
    gianpiero

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  61. va a finire che ci troviamo fra siciliani :P

    E scommetto che gianpaolo è palermitano,nel suo attribuire il suo dialetto a tutta l'isola,quando già nel barcellonese il suffisso dei verbi diventa,per influenze greche "oi" :)

    Ho indivinato?

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  62. ciao davide: esatto...vivo a palermo da molti anni, ma sono cresciuto in provincia, in un piccolo paese dulle madonie
    tu sei di Barcellona?
    gianpiero

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  63. No son di Messina,ma ho molti amici da quelle parti.Anche se ormai a settembre son 10 anni che son via dalla Sicilia :(

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  64. Chiedo scusa per aver storpiato la lingua siciliana, ma non avevo altro modo per far capire a Gianpiero che stava sbagliando. Tra l'altro condivido in pieno il giudizio sulla Fornario e su molte altre cose che dice. Io non santifico nemmeno Moro solo perché lo hanno ammazzato, ciò che ha fatto in vita rimane.
    Buona fortuna a tutti.

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  65. @Davide Andriolo: una nota sugli abbonamenti delle sezioni a l'Unità. in giro per la rete si trovano addirittura tesi dietrologiste secondo cui il calo delle vendite del giornale sarebbe dovuto a un piano preordinato del Partito, che avrebbe artatamente disdetto abbonamenti per creare un pretesto per silurare la De Gregorio... che ancora oggi ci sia una quota (sarebbe interessante avere dati precisi) abbastanza importante di abbonamenti legati a sezioni, federazioni, circoli arci e simili è vero, ma non stiamo a immaginarci chissà che numeri. né la cosa era differente "quando c'erano i ds". gli anni di passaggio tra il 2006 e il 2008 li ho vissuti da militante in Umbria, e di sezioni ne ho viste e ne vedo parecchie: mai visto l'abbonamento "d'ufficio" (manco ci sarebbero stati i soldi), qualche sezione ce l'avrà anche avuto, e in tal caso probabilmente ce l'avrà ancora (che le sezioni hanno semplicemente cambiato di nome nel 2008, mica hanno chiuso), ma non era certo la norma. nel 2006 come oggi, nelle poche sezioni in cui si affigge ancora l'Unità è molto più facile che sia il singolo militante che la compri e la appenda.
    sì in questi ultimi anni di copie sui muri se ne vedono un po' di meno (sarà che un certo tipo di vita di sezione esiste sempre di meno, sarà che anche a volere appendere qualcosa, il nuovo formato non aiutava di certo), ma non sono quelle che hanno fatto la differenza. se le vendite sono calate un po' c'entra la crisi dell'editoria, un po' che magari anche altri, come me, non avranno più trovato la nuova Unità un giornale che fosse interessante da leggere, per cui valesse spenderci € 1,20... insomma, valutando le vendite, è infondato pensare che vi sia stato un calo in qualche modo significativo legato al passaggio tra DS e PD.
    stima per Valeria Calicchio, Caldarella e tanti altri.

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  66. @Nicola
    Lungi da me affermare che il calo delle vendite è dovuto a un piano preordinato dal partito. Ho solo detto che Padellaro vendeva meno nonostante all'epoca ci fossero ancora le sezioni dei DS, ed è un'affermazione che mi sento di confermare (spiegandola meglio). Vero è molto di quello che dici sui numeri generali e la crisi dell'editoria, ma meno quanto dici a proposito del partito. O, meglio, son sicuro che sia vero dove vivi tu, in Umbria, "regione rossa" con le sue particolarità. Ma io ho girato quattro regioni differenti, dal sud al centro al nord, negli ultimi anni (a proposito di capire la precarietà) e ti assicuro che non tutta l'Italia funziona in quel modo.
    La mia affermazione, poi, parte da un ragionamento più ampio:
    - Esistevano i DS, partito "tradizionale", e molti loro militanti avevano la tessera e compravano l'Unità
    -Nasce il PD, alcuni di questi militanti più tradizionalisti non si riconoscono in questa linea. All'inizio si pensa a un partito liquido, senza tessere, ma anche quando dopo si decide di farle molti militanti storici vengono "persi". Questo sono i numeri a dirlo, e son numeri grossi.
    -Nel frattempo anche il quotidiano del partito decide di diventare "liquido" e plurale. Lascia andar via alcune vecchie firme e accoglie pareri da "blogger", ma soprattutto da tanti ricercatori e professori italiani che lavorano in Università estere e propongono visioni innovative dell'economia e della società.
    - questa linea viene malvista da quegli stessi militanti storici, anche da molti di quelli che son rimasti nel partito, più ancorati alla sinistra "tradizionale" (per non dire conservatrice) che smettono, volontariemente e senza costrizioni, di comprare il quotidiano
    - al tempo stesso l'Unità guadagna lettori nel pubblico giovane, fra i lavoratori che col nuovo formato possono leggerla in metropolitana recandosi in ufficio, e sul web, dove prima era completamente assente, contenendo le perdite ma evidentemente non abbastanza
    - intanto il PD cambia, Bersani vince le primarie e si propone come volto "rassicurante" per i sostenitori del partito all'antica, che sono ancora la maggioranza. E alla prima occasione di potere, a seguito delle tornate elettorali vinte, spende il suo bonus per far fuori una linea "ostile" solo perché plurale; l'aver sostituito la De Gregorio con l'autore del libro intervista di Bersani parla chiaro.
    Chi come me era fuggito dai DS e si è avvicinato al PD perché partito realmente nuovo, nelle intenzioni originarie, non può che temere per una linea editoriale che, da pluralista qual era, potrebbe ritrovarsi di nuovo schiacciata sulle posizioni della dirigenza. Ma son sicuro che chi sostiene che la nascita del PD e la trasformazione delle sezioni in circoli sia stata solo "un cambio di nome", e che coerentemente come te aveva smesso di comprare l'Unità, non può che essere contento di questa scelta restauratrice.

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  67. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  68. Il nome non l'ho fatto fino ad oggi, pur sapendolo dal primo giorno di questa discussione, in quanto ho avuto la conferma definitiva da un amico molto vicino alla dirigenza del partito. E, mi spiace, anche i soldi dati prima son frutto della stessa strategia (il cambio al vertice era già deciso, aspettavano solo l'estate per tener le acque il più possibile calme).
    Valeria, io lo vedo che tu sei molto più a sinistra di Bersani, e per questo capisco che un Unità che da voce a un Ichino a te non possa piacere. A me invece piaceva, e tanto. E la scelta di farla ridiventare il giornale del partito è molto triste, indipendentemente da Concita (che non è un eroina, ma rappresenta il cambio di linea editoriale in chiave "moderna")

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  69. Si, il nome di Sardo circolava da molto tempo. Ma tu sei certo che lui farà un giornale di partito? Abbiamo elementi tali da poter dire che il partito (che non è l’editore principale), ha rimosso la direttrice? Siamo sicuri che il cambio sia avvenuto perché il Pd voglia proporre una nuova linea distante da quella del partito liquido di Veltroni,che caldeggiò l’arrivo della De Gregorio? Tu sai per certo che la De Gregorio volesse rimanere alla guida del giornale? Io ho cercato di spiegare che questa tesi forse va un po’ riveduta e corretta. Il contratto è scaduto, Soru non ha più voglia di metterci i soldi, il giornale è in crisi e in qualche modo bisogna pur salvarlo. Poi mi pare che la direttrice stessa nel suo editoriale congiunto abbia detto che la decisione è stata presa di comune accordo. Il 1 luglio ad ogni modo uscirà il suo ultimo editoriale. Forse servirà a diradare qualche dubbio. In ultimo non credo che proporre Ichino sia sintomo di modernità. Personalmente non condivido tutto quello che dice, ma da giornalista io sono per la pluralità di tutte le voci. Anche e soprattutto quelle che non condivido.

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  70. Purtroppo non posso fare il nome di chi mi assicura che la mossa è politica. Indipendentemente dalla De Gregorio, dico, magari a lei sta anche bene l'accordo che han fatto. Il mio timore non è per lei, ma per il giornale e la sua linea editoriale, per la pluralità e per la modernità (che rivendico in Ichino, capace di far proposte concrete sul precariato invece che sogni vetero-comunisti). L'Unità sarà salvata dal partito, ma sarà come curar la febbre con le sanguisughe.

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  71. Beh..questo ancora non lo sappiamo. Aspettiamo e teniamoci le critiche per quando sarà il momento. Sono ottimista. Lo voglio essere.

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  72. Mah, poi oltre un certo limite diventano valutazioni personali, e ognuno si è letto una propria personale Unità...
    L'Unità della De Gregorio rispetto al passato quotidiano di partito sarebbe diventato un giornale libero e plurale? Non condivido per niente. L'Unità di Colombo e Padellaro non era certo l'organo dei Democratici di Sinistra, tutt'altro, c'aveva una sua linea editoriale e politica piuttosto chiara, vi trovavano spazio Rifondazione come i DS, e tutta la sinistra e il centrosinistra erano seguiti con attenzione. Al più, c'erano più presenti le inclinazioni chiamiamole travagliesche, che giustamente hai rilevato, e che si sono poi maggiormente espresse nel Fatto (e che non è certo un male se ce ne depuriamo un po'). Ma non era certo l'unica linea presente, c'era dibattito su questo stesso tema, ricordo a tale proposito una querelle "fumettistica" di Staino.
    Tant'è che l'arrivo della De Gregorio, pilotata alla direzione da Veltroni, venne da molti vista come una "normalizzazione", a causa anche di un guastissimo editoriale preventivo di Travaglio.
    All'epoca la difesi anche, e le diedi credito; mi sono poi rapidamente ricreduto, che l'Unità "nuova versione", lanciata in grande stile alla manifestazione del Circo Massimo di Ottobre 2008, cambiò radicalmente carattere, diventando l'espressione cartacea del partito liquido veltroniano, sia come linea politica, che come tipo di contenuti (pochi vaghi superficiali e frammentari). Ciò è andato avanti fino alle primarie del 2009: fino a quel momento l'Unità tutto m'è parso meno che un giornale aperto e plurale a tutte le sensibilità della sinistra e del centrosinistra italiano, bensì espressione diretta neanche del PD nella sua globalità, ma di una delle sue correnti. Sotto la segreteria Bersani, da un anno e mezzo a questa parte, oltre al mantenimento di un rapporto privilegiato col PD a scapito delle altre componenti della sinistra e in contemporanea una mancanza di eccessivo feeling con Bersani D'Alema e compagnia, l'Unità politicamente parlando m'è parsa non sapere tanto che pesci pigliare, quale identità darsi. Giornale confuso, di area genericamente democratica, al rimorchio un po' del vento che tira e delle priorità politiche che altri (Repubblica) dettano nel centrosinistra.
    Come dici tu, così come nel 2008 Veltroni teorizzava il partito liquido, così questa impostazione è stata trasferita a l'Unità, e come non ha funzionato da una parte, anche nel giornale non è che abbia funzionato al massimo.

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  73. Altra questione, il web, che leggendo in giro per la rete viene messo come grande merito della direzione uscente. Anche qui non sono d'accordo. Al di là dei fan della pagina Facebook, che saranno pure 140mila, ma non è di quello che può campare un quotidiano, il sito web de l'Unità è un buon sito web? A me pare di una caoticità impressionante. Non ha la completezza né il continuo aggiornamento del sito di Repubblica, le pagine sono generalmente poco più che copia incolla delle agenzie di stampa. Soprattutto, gli articoli compaiono in ritardo, poi stazionano per giorni. La sto guardando adesso, in primo piano ci sono il solito blog roll di blog generalmente trascurabili (salvo Leonardo e Metilparaben, che scrivono da ben prima che collaborassero con l'Unità), l'editoriale di venerdì della De Gregorio, e quello abbastanza ridicolo e rapidamente invecchiato di Bellu. Le notizie, sparse senza particolare criterio in basso per la home, dove rimangono per giorni... Mi ricordo a novembre, quando morì Aldo Natoli, tutte le home dei principali quotidiani gli dedicarono almeno un trafiletto, mentre sull'Unità comparve 3 giorni dopo, mentre che per giorni campeggiava un articolo (http://www.unita.it/italia/gaffe-della-gelmini-laquo-effetto-bocchino-raquo-1.254141) sull'"Effetto Bocchino"... Nonché, tanti link ad articoli dell'edizione cartacea, però a pagamento (giustissimo metterli riservati, vedasi il Manifesto però diventa abbastanza insensato mantenerli tali anche nei giorni successivi, quando comunque ci si può scaricare il pdf integrale gratuitamente). Il vecchio sito non c'aveva i richiami a Facebook, era più scarno, ma quantomeno era più aggiornato, e soprattutto con rimandi ad articoli di fondo e commenti che invece oggi sono praticamente assenti.

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  74. La mia opinione (ma le opinioni, sono, appunto, personali):
    L'Unità di Padellaro era un mix di travaglismi e sinistre conservatrici, ed è un bene che una parte sia migrata al Fatto e l'altra abbia perso rappresentanza in Parlamento.
    L'Unità della De Gregorio è stata una ventata di aria fresca e moderna, come doveva essere il PD nella sua intenzione originario, in quello spirito del Lingotto che è stato tradito da tutti (Veltroni compreso).
    I contenuti saranno stati pochi, causa crisi del giornale, e in molti questi si è scelto un taglio leggero. Ma nella leggerezza della forma si son dette cose che in nessun altro giornale di sinistra (e non solo) avevano avuto spazio prima, e questo merito va a tanti collaboratori, magari docenti in università estere, che invece di fare "i professori" hanno saputo spiegare concetti complessi con parole semplici, cosa che ogni buon giornalista dovrebbe saper fare (anche se ci son grandi vecchi come Scalfari che riescono nell'operazione esattamente opposta).
    Vero poi che dalla segreteria Bersani in poi c'è stato un clima di inimicizia chiaro col partito di riferimento, clima che ha contribuito a una linea poco chiara, ma che ha saputo trovare in alcune campagne (e qui l'uso sapiente del web) rilevanza nazionale, anche al di là della stretta cerchia di lettori. L'Unità che verrà, infine, rischia fortemente di diventare un mero strumento di partito.

    Quanto al web, infine, parlano i fatti. Al di là della questione aggiornamento (che dipende dai fondi) quel sito è riuscito a guadagnarsi un incremento impressionante di utenti unici, pagine viste e tempo medio sul sito. Merito dell'aver saputo bilanciare l'incapacità di stare sul pezzo che hanno gli altri con approfondimenti, iniziative e campagne. Merito dell'idea di invitare i blogger a scriver sul sito. Vero che scrivevano anche da prima, sui loro blog, ma c'è differenza a farlo sul sito di un quotidiano, e spesso anche nell'edizione cartacea. E anche FB, ovvio che non ci si campa, ma 140000 amici sono una base impressionante per farli, i soldi, e l'unica cosa che ti posso dire con certezza lavorando nel settore e che molte aziende italiane, anche grosse, quel dato se lo sognano.
    Una cosa però ti ammetto: quel sito è orribile. Ma è un progetto preesistente: la persona chiamata da Concita ad occuparsene, persona capace che poi andò via per far parte della redazione fondatrice del Post, si mise le mani ai capelli per riuscire a metter toppe dove poteva, prima del lancio.

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  75. E’ vero, qui discutiamo di opinioni personali e gusti. Io la penso come Nicola. Credo che la “leggerezza” e il formato abbiano tolto molto all’approfondimento di temi importanti. L’informazione è cambiata: chi compra un giornale vuole approfondire, non leggere solo i fatti nudi e crudi. Internet e la tv bruciano i tempi. Non si compra il giornale il giorno dopo per sapere cosa è successo, ma come è successo, perché, quali sono gli scenari e le opinioni. Come ho già detto l’Unità a smesso totalmente di parlare di alcuni argomenti con la nuova gestione. Di fare approfondimenti seri e inchieste. Le pagine della cultura e dello sport sono davvero misere. Sono stati inseriti tanti contributi interessanti, ma non hanno colmato il vuoto. Chi legge l’Unità? Mio padre che ha fatto per anni diffusione e mi ha insegnato a leggere su questo giornale, a un certo punto ha smesso di comprarlo. E come lui tanti altri militanti. Ha attratto nuovi lettori? Può darsi, ma facendo i conti, sono di più quelli che hanno smesso di leggerla. Poi ancora, facendo un discorso esclusivamente politico, il Pd che aveva escluso le “altre sinistre” ha fallito. E’ un dato di fatto, non un’opinione. Hanno perso tutte le competizioni elettorali. Per me questo vuol dire che è stato un modello fallimentare. Di contro hanno ricominciato a vincere quando si è riaperto alle altre voci presenti nell’opposizione, soprattutto quella extra-parlamentare (vedi Milano, Napoli, Cagliari e quello che è successo con i referendum). Io che sto nel movimento dei precari del 9 aprile ti dico che abbiamo faticato tantissimo a farci seguire dall’Unità persino durante la manifestazione. Alle campagne lanciate devono seguire i fatti e se si è giornalisti i fatti sono che bisogna raccontare veramente quello che succede. I gazebo per strada sono una bella cosa. Gli appelli e gli autobus per seguire i funerali del sindaco di Pollica sono un’iniziativa strepitosa. E poi? Dove sono gli articoli sul precariato? Chi ha seguito più la vicenda di Angelo Vassallo con inchieste serie? (da quello che so io lo stanno facendo solo “La Città” di Salerno e Iacona che dedicò una puntata di Presa Diretta alla vicenda). Ma loro non avevano organizzato nessun autobus. Fanno solo il loro mestiere, fanno giornalismo.

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  76. Valeria, son d'accordo con te che l'informazione sia cambiata, e credo che la scelta della De Gregorio di ridurre sul giornale le redazioni sportive e locali andava proprio nel senso di risparmiare dei costi inutili di cose che, soprattutto in rete, si sanno prima e meglio. Gli approfondimenti sono la chiave, e gli approfondimenti c'erano. Solo che non erano gli approfondimenti della sinistra tradizionale, ma di una moderna sinistra di governo, di respiro internazionale. E questo a molti militanti, ex militanti e nuovi combattenti non piace. Ammetto che i numeri nel breve periodo hanno dato torto a questa linea, ma sono convinto, non per questioni di parte ma per il bene del paese, che questa sia l'unica linea plausibile. Una linea che, da Milano dove vivo, posso assicurarti che è quella di Pisapia, persona moderata, riformista e sinceramente garantista (altro che i manettari di Di Pietro e/o Grillo). E il tentativo di Vendola, il giorno dopo le elezioni, di mettere il cappello su questa vittoria è stato rifiutato saggiamente dallo stesso sindaco. D'altronde, i numeri dei partiti parlano chiaro, e a fronte di percentuali ridicole degli altri il vero traino è stato il quasi 30% del PD. Un PD onesto, sano, giovane e rinnovato, lontano dai vertici nazionali e più vicino al suo spirito originario, che ora ha dato in mano a dei trentenni alcuni degli assessorati più pesanti della città. Non conosco bene Cagliari e non ne parlo (così come non ti parlo di Torino e di altre importanti città e province vinte da candidati del PD nel silenzio di una stampa che pur di vendere si schiaccia sulle posizioni dei suoi lettori, andando anche contro la verità), mentre di Napoli non ho difficoltà ad ammettere che si veniva da una gestione disastrosa di una classe politica giunta al capolinea, ma credo che la soluzione del capopopolo sia esattamente speculare alla visione "salvifica" che a destra hanno i berlusconiani. E, come Berlusconi, ha già promesso la spazzatura via in 5 giorni senza riuscirci. Capitolo referendum, infine. Io sono andato a votare, mettendo un NO sul secondo quesito dell'acqua, perché per onestà non mi andava di barare non recandomi alle urne. Ma rivendico quel NO e guardo con ribrezzo alle falsità di una campagna referendaria che ha raccontato un sacco di balle, con l'unico risultato, oggi, di mettere nei guai alcuni comuni costretti (non si sa con quali soldi) ha ricomprarsi le quote di gestione privata, mentre il servizio pubblica della ridente oasi felice pugliese, notizia di oggi, non permetterà di abbassare le tariffe come promesso, sapendo di mentire, dal Nichi nazionale. I privati avrebbero investito con una remunerazione massima (massima, non minima garantita, come raccontavano alcuni mentendo) del 7%. Senza i privati, il comune deve chiedere soldi alle banche: e sai a quanto ammonta la quota di interesse? 6.98% questo però i referendari non l'hanno mai detto, insieme a tante altre balle e omissioni anche sui quesiti in cui anch'io son stato d'accordo con il SI. Questo è "il vento nuovo che vogliamo"? balle e bugie come a destra, pur di vincere, anche a costo di metter nei guai le amministrazioni locali?
    Ripeto, io credo che il PD... quello originario e realmente innovativo, nei volti come nelle idee... sia l'unica strada per questo paese. Un partito che dovrà imparare ad essere coerente, credibile e contemporaneo.
    Ma di sicuro un partito che sa da che parte stare, quando come oggi dei cretini prendono a sassate la polizia, ferendo 24 agenti. A leggere le notizie del movimento, sembra la Pravda: pacifica e nonviolenta manifestazione di cittadini inermi viene colpita dalla polizia. C'è anche chi richiama Genova. E, per piacere, per rispetto di chi a Genova c'era, non diciamo eresie.

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  77. PS: scusa tutti i refusi di oggi, ho appena visto anche un h dove non ci stava.. è un mix di stanchezza e del dannato completatore di parole del telefonino.

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  78. Non ti preoccupare..non m'interessano i refusi. Poi ormai mi sei simpatico..anche se su molte cose la pensiamo diversamente..quindi..
    P.s. su Napoli non è proprio come dici tu..De Magistris non è un capopopolo..credo lo dimostrerà bene in futuro. Ma ne riparliamo più avanti. Ogni tanto ci si deve pur riposare :-)

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  79. @ Davide: ma non potevi dirlo prima che ti piace veltroni? Non occorreva sprecare tante parole!!!
    Scherzo, in realtà ti ringrazio perchè mi hai costretto a leggere tutti i post e sono contento perchè mi sono fatto un'idea più chiara sull'argomento. Riguardo alla De Gregorio devo dire che fino a questi giorni non sapevo che fosse stata mandata dall'ex segretario.. Da militante (abbastanza giovane)del PD ogni tanto ho comprato l'Unità.. Ma non sono mai stato soddisfatto e sinceramente non so perchè.. pur non apprezzando la linea editoriale-politica di Repubblica, che secondo me è troppo liberal, mi ha sempre attirato di più dell'Unità.. Con il senno di poi mi viene da dire che l'Unità della De Gregorio, (le altre non le ho mai lette) è un po' vuota, fiacca.. gli manca qualcosa..

    Ringrazio anche Valeria, per tutte le cose che ha scritto e che condivido.


    (PS:A me veltroni sta sulle balle per i danni che ha causato al PD e all'intero centrosinistra e non condivido le proposte di Ichino sul lavoro. Non capisco perchè si insista con questa storia che perdendo diritti si è più moderni, che chi ha un lavoro a tempo indeterminato è privilegiato, non capisco chi fa la politica al ribasso.. I politici devono rappresentare la popolazione, non gli industriali che comunque vanno ascoltati.. ma non esistono solo loro! Cosa c'entra con l'unità? C'entra perchè nonostante la pacca di soldi arrivati dall'imprenditore Soru, ha perso i lettori..
    Serve contatto con la reltà, quello che veltroni non aveva.. speriamo che gli altri siano un po' meglio!)

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  80. @Paolo

    Invece ti sbagli, non sono veltroniano :p
    Ma non, come molti, perché non condivida il progetto originario del PD, la svolta del Lingotto e l'idea di essere un partito moderno, concreto, post-ideologico e a vocazione maggioritaria. Non sono veltroniano non perché Veltroni non avesse contatto con la realtà ma perché, di tutte queste cose dette non ne ha realizzata nessuna.
    Non sono veltroniano perché ha ceduto al gioco delle correnti, perché ha imbarcato Di Pietro, perché non è stato in grado di dirimere le grandi questioni che attraversavano il partito prendendo decisioni chiare e nette.
    Ma quello che diceva resta, imho, il sogno di partito che vorrei si realizzasse.
    L'Unità della De Gregorio non è stata affatto fiacca e vuota, ma ha presentato posizioni che definirei coraggiose nell'arco del centrosinistra italiano.
    Però se tu un covo di conservatori corporativi come Repubblica me lo chiami "liberal", capisco che forse un progetto del genere era evidentemente troppo avanti per il partito e per il paese. Alcuni pregiudizi ideologici sono ancora troppo forti e frenano la modernità, impedendo non solo di crescere e di guardare al futuro, ma anche semplicemente di rendersi conto del presente. D'altronde la Xerox aveva inventato il primo PC con mouse e interfaccia a finestre negli anni '70, ma sono negli anni '80 con la Apple questo sistema si cominciò ad affermare. Alcune cose falliscono perché arrivano troppo presto, semplicemente. Bisognerà aspettare.

    PS (su Ichino): Il datore di lavoro non è un mostro mangiapersone. Senza di lui non c'è neanche il lavoro. La burocrazia italiana è fra le più ingarbugliate del mondo e le tasse sul lavoro fra le più alte. Tutto questo, insieme a una sostanziale impossibilità di licenziare un dipendente assunto, fa si che o non si investa nel nostro paese (che infatti è agli ultimi posti per attrattività di capitali esteri), aumentando la disoccupazione, o si investa in modo selvaggio facendo fare ogni tipo di lavoro solo ai precari. La situazione attuale è questa, e continuare a chiudere gli occhi facendo le nostre lotte come se si fosse ancora a 30 anni fa può essere ideologicamente appagante, ma non risolve certo la situazione. Urge trovare una soluzione. Ichino ne propone una, perfettibile ma che avrebbe l'indubbio merito di dare diritti, non toglierli, a tutti i precari italiani che adesso ne sono privi. Io ho passato anni con contratti anche solo di mesi, senza certezze, pagato a giornata, col timore di ammalarmi un giorno perché trovavo poi ben evidente la differenza in busta paga. Una cosa così, con la proposta Ichino, non esisterebbe. Chi è già dipendente non verrebbe toccato a meno che non sia lui stesso a scegliere di cambiare forma contrattuale (dunque chi vi racconta che verrebbero tolti diritti vi racconta balle), mentre chi viene assunto di fresco avrebbe un contratto a tempo indeterminato, con ferie, malattie e congedi (cosa che ora i precari si sognano), solo senza la garanzia di non licenziabilità (che in periodi di crisi è uno dei più grossi timori per chi offre lavoro). A coprire i danni dell'eventuale licenziamento ci pensa però l'indennità di disoccupazione di un sistema di welfare ben fatto, abbinato alla proposta e pagato da una cassa comune fatta dai soldi dei datori di lavoro stessi, con un meccanismo virtuoso per cui chi licenzia meno paga meno. Opporsi a una proposta del genere significa o non conoscerla o dire che vogliamo che anche i nuovi assunti abbiano gli stessi contratti di chi assunto lo è oggi. Questo però, come sappiano (ci basta guardare la realtà) porta solo a non assumere o a prendere precari, e dunque l'unica cosa che si ottiene, alla fine dei conti, son meno diritti. Basta esserne coscienti.

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  81. Come ti ho già detto io attenderei. Prima vediamo come si comporta il nuovo direttore e poi lo giudichiamo. Non prima, non è un metodo giusto. Oggi intanto è stato pubblicato l'ultimo editoriale della De Gregorio. Che non aggiunge nulla di nuovo agli altri. Ora possiamo anche deporre la pistola fumante, non c'è nessun colpevole.

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  82. A me invece pare che l'editoriale di oggi parli abbastanza chiaro, seppur attraverso il velo di diplomazia e sportività necessario dato che il pezzo è pubblicato sullo stesso giornale.

    Il punto è che io non giudico prima dell'operato, ma giudico perché so come è stata fatta questa scelta. E non mi piace.

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  83. Mi pare che è sempre sullo stesso punto che le nostre vedute non si conciliano per nulla. Tu sai com'è stata fatta questa scelta. Va bene (io non sono della stessa opinione, so altre cose). Con la De Gregorio fu fatta la stessa scelta dall'alto. Io sull'operato di Sardo mi pronuncerò solo dopo averlo visto all'opera. Per il momento posso solo dire che ho letto i suoi articoli quando era notista politico al Mattino, sotto la direzione di Orfeo. Ed erano ben fatti. Di più non so.

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  84. Il problema non è la scelta dall'alto, è la scelta di "restaurazione". In questo l'editoriale di oggi è lampante: non si può frenare il cambiamento (anche se qui coi referendum sul proporzionale si vuole tornare alla prima repubblica)

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  85. Provate a leggere questo blog:

    http://vengodalontanomasodoveandare.blogspot.com/

    Uno sguardo dal di dentro.

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  86. La Restaurazione è già cominciata: bye bye rete (editoriale solo offline per tutta la mattina) e campagna anti-anti-casta. Manca un'intervista a D'Alema che ci spieghi i movimenti... eh, no, anche quella c'è già stata.

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  87. Tu credi? Mi pare poco un mese per dire che Sardo sta "restaurando" il giornale..Poi, tanto per essere precisi, appena arrivata all'Unità la direttora intervistò tutti gli esponenti del Pd in redazione, compreso D'Alema. Oggi è ritornata a Repubblica, come avevamo detto.

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  88. Io ricordo che nel giro di poco tempo dal suo arrivo fece una cosa fantastica, ovvero mettere una serie di under 30, il futuro della nazione, attorno a un tavolo, a discutere dei temi caldi del paese. Ne uscirono una bellissima diretta, una serie di articoli (e di proposte) interessanti e soprattutto l'aver fatto conoscere al grande pubblico alcune persone. Quando Sardo farà una cosa del genere, invece del lecchinaggio di questo mese che m'ha già disgustato (e conosco tantissimi che hanno deciso di non comprare più il giornale, non solo giovani ma anche anziani, vecchi ma non scemi) chiama.

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  89. Scusi Andriolo, ma come si permette?
    Se non si compiace il suo desiderio di boicottaggio dell’Unità si è scemi?

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  90. Ha ragione, lazk... scemi non è la parola adatta. Gli scemi hanno una visione molto più nel futuro di un gruppo di restaurazione e di potere che ha deciso di far tornare nel passato un giornale che aveva tentato di essere contemporaneo.

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  91. Mi spiace aver avuto ragione, sia sulle tematiche del giornale tornate al passato, sia sulle false speranze che i precari del giornale riponevano nel cambio di direttore. Le casse dell'Unità dipendono dalla proprietà, non da chi dirige, e crocifiggendo Concita la redazione ha fatto il gioco dei restauratori. Bravi. Ora godetevi qualcuno che gestisce quei pochi soldi che ha assumendo Cundari, invece che pagarvi gli stipendi.

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  92. Giusto per puntualizzare: a me lo stipendio non lo paga proprio nessuno, visto che non sono una precaria dell'Unità né di altre testate.

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  93. Ciao Valeria, come va? e mamma come sta?
    Salvatore

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  94. Ciao Salvatore. Scusami, ma non riesco a visualizzare il tuo profilo, quindi non so chi sei, anche se tu evidentemente mi conosci :-). Beh, va abbastanza bene, tutto sommato. Purtroppo la mia mamma non c'è più. Non siamo riusciti a vincere quella brutta battaglia.
    A presto.

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